Bollare un assassino come “mostro”, “belva” o “bestia” è, in fin dei conti, solo un modo per difendersi, per rinchiudere il male in una casella e non ammettere così che si possa trovare in mezzo a noi. Ma non ci aiuta in nessun modo a capire perché quella persona è arrivata a uccidere e, magari, a farlo in un modo tanto terribile. M.P.
Penultimo weekend di agosto. Ecco un consiglio di lettura per chi ha ancora la fortuna di essere in ferie: in edicola, con Focus, ci sono due libri di Massimo Polidoro: "Straordinari Misteri della Storia" e "Cronaca Nera". Ognuno può scegliere l'argomento che preferisce; io ho appena finito il secondo e devo confessare che mi ha tenuto incollata fino all'ultima pagina.
Si tratta di ricostruzioni minuziose, ma rese con grande effetto narrativo, dei delitti più conosciuti che hanno riempito le pagine della cronaca nera in Italia, a partire dal 1924 con quello che fu ribattezzato il "Mostro di Roma" fino al 1990, col delitto di Via Poma, passando anche da casi ancora più celebri come la Saponificatrice di Correggio e il Mostro (o i mostri?) di Firenze.
Sono tutti delitti famosissimi, che hanno in comune l'efferatezza del crimine (coltellate che si sprecano e sangue che scorre - letteralmente - a fiumi), l'attenzione che hanno attirato nell'opinione pubblica e il fatto che sono tutti, irrimediabilmente, irrisolti. Sicuramente è appassionante (e anche vagamente morboso) leggere tutti i particolari, ricostruiti con certosina precisione da Polidoro, ma quello che davvero incuriosisce è scoprire i metodi usati dagli inquirenti, capire - col senno di poi - gli errori commessi (a volte davvero banali, come l'inquinamento della scena del crimine che, fin dai tempi di Sherlock Holmes, si sa che va lasciata intatta) e ricostruire tutto l'iter delle indagini, vedendo anche come sono evoluti nel tempo i metodi e le tecniche scientifiche usate dalle forze dell'ordine.
Credevo fosse un libricino leggero, magari una raccolta di articoli, mentre mi sono resa conto che dietro deve esserci stato un lavoro davvero lungo e complesso: ogni caso ha una ricostruzione scrupolosa dei fatti e delle indagini, vengono citati con precisione gli atti processuali, gli articoli di giornali e le interviste uscite in quel periodo e vengono vagliate anche le "ipotesi non ufficiali". Già solo il Mostro di Firenze, vicenda che ho particolarmente a cuore per ovvi motivi, occupa più di 60 pagine, nonostante fosse già stata trattata dallo stesso autore anche in "Grandi gialli della Storia". Insomma, ogni caso potrebbe essere un piccolo libro a sé stante.
Nonostante il senso di incompiutezza che si prova alla fine - nessun caso giunge a una conclusione processuale certa - è un libro che andrebbe letto, al di là dei singoli casi trattati, per tre ottimi motivi: per l'analisi storica dei metodi di indagine, per la ricostruzione approfondita del profilo psicologico dei protagonisti e per vedere come, nel corso del secolo scorso, si è evoluto l'interesse per la cronaca nera, sia da parte dei media sia da parte del pubblico.
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