Sempre più spesso si assiste alla diatriba tra i sostenitori del pensiero magico e quelli del pensiero scientifico. Il primo è la presunzione che si possa passare di colpo da una causa a un effetto, senza passaggi intermedi, quasi con un cortocircuito delle leggi fisiche che ci governano, mentre il secondo, attraverso un metodo rigoroso, è proprio quello che si preoccupa di studiare la lunga catena di cause ed effetti che determinano un fenomeno, cercando di capire se questo rapporto sia replicabile.
Custode di un sapere ermetico ed elitario il primo, portatore di un sapere pubblico e condiviso il secondo, sembrano inconciliabili. Ma è davvero così?
Marco Ciardi, professore di Storia della Scienza all'Università di Bologna e Presidente del CICAP Toscana, non la pensa in questo modo e risponde a Odifreddi nel suo "Galileo & Harry Potter - La magia può aiutare la scienza?", Carocci Editore, 2014.
Partendo dagli ippogrifi di Galileo Galilei, Ciardi ci racconta come anche il Padre del metodo scientifico non disdegnasse poesia e immaginazione: "per andare oltre il senso comune e dare avvio a una grande rivoluzione in campo scientifico, c'era bisogno di immaginazione e creatività". Però, e questo già a Galileo era ben chiaro, l'importante era tenere una linea di demarcazione netta tra scienza e fantasia, sapere bene quali erano i confini e rispettare i capisaldi del metodo scientifico.
"L'unico vincolo era quello di attenersi all'evidenza dei fatti e di prove condivise da tutti. L'errore, infatti, non consisteva nell'affidarsi durante la ricerca anche all'uso dell'immaginazione, ma nell'insistere a sostenere la validità di teorie che si erano rivelate palesemente false, presentando come verità oggetti [...] la cui esistenza non aveva ricevuto il conforto delle esperienze e delle verifiche da parte della comunità scientifica".
Ciardi, da ottimo storico, ci tiene a rimarcare che l'evoluzione del pensiero scientifico non è stata - come a volte viene presentata sui manuali scolastici - una serie di verità che si sono logicamente succedute nel tempo, ma il risultato di dibattiti, scelte ed errori di cui sono stati protagonisti gli scienziati che, come tutti gli uomini, sono stati influenzati nel loro lavoro dall'ambiente che li circondava e dalle proprie convinzioni, metafisiche o religiose. Per diffondere una cultura scientifica non basta diffondere solo la conoscenza tecnica, ma insegnare anche la storia della scienza e anzi, non bisogna negare i legami che ha avuto, in origine, il sapere scientifico con il mondo magico: "è salutare mettere in evidenza le fragilità della scienza e i rischi alla quale è quotidianamente sottoposta", per ricordare come quello che è stato conquistato con tanta fatica, può anche essere perduto.
Per esempio, per capire come le cose sono sempre più complesse di come si pensa e che i processi del sapere non sono mai lineari, scopriamo che Newton studiò a fondo l'alchimia, l'interpretazioni profetica delle Sacre Scritture e la ricostruzione della cronologia universale, che Kant si interessò anche di spiritismo o che Coleridge, il celebre poeta inglese, era appassionato invece di chimica e scienze naturali, influenzando a sua volta Mary Shelley, che nel suo Frankenstein, operò una sintesi mirabile tra scienza, magia e pseudoscienza.
La conclusione del Prof. Ciardi è che quindi, lungi dall'essere un limite, come hanno dimostrato grandi menti alla quali ci rifacciamo nel pensiero scientifico, la magia può essere invece uno stimolo per gli studiosi, e che si può contemporaneamente sognare ad occhi aperti e amare la scienza, basta ricordarsi di "distinguere il giorno dalla notte". E comunque, al di là dei molti limiti che può sicuramente avere, la scienza moderna è riuscita a portare avanti la libertà di pensiero e la democrazia contro il dogmatismo, la chiusura e il fanatismo propri del pensiero magico. Già solo per questo, dovrebbe essere chiaro da che parte stare. E Ciardi, fin dall'inizio, non ha problemi a dichiarare che sta con la scienza, perché finora è lo strumento migliore che siamo riusciti a produrre per conoscere la realtà che ci circonda.
Personalmente, credo che il problema non siano tanto la magia o il fantasy: mi permetto di dire anche la mia in risposta a Odifreddi (che ovviamente vivrà felice ignorando le mie parole). Credo che i ragazzi capiscano abbastanza facilmente che la Terra di mezzo, Narnia o Hogwarts sono delle invenzioni letterarie, che possono regalare bei momenti di svago ma sono completamente irreali. Al massimo, come sottolinea giustamente Ciardi, oggigiorno il pensiero magico si estrinseca nel momento in cui si confonde la scienza con la tecnologia, essendo la seconda quella che ti dà tutto e subito, mentre la prima prosegue adagio nel suo percorso.
Il vero problema, secondo me, nell'epoca in cui viviamo, sono quelle notizie false ma verosimili, alle quali è facilissimo credere perché non ci sono in gioco Hobbit o Maghetti, ma pseudo-dottori, pseudo-professori, pseudo-esperti che danno risposte semplici ed immediate a bisogni reali, ammantando il tutto con un'aura di pseudo-scienza.
Al posto del pensiero magico, il vero pericolo si annida nel pensiero pseudo-scientifico. E mi pare sia stato riconosciuto anche dal CICAP, quando nel 2013 cambiò il suo acronimo da Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale a Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.
Ma qui il discorso comincia a farsi lungo e la finisco qui.
Ultima nota sul libro: il lettore non si faccia trarre in inganno. A dispetto delle sue dimensioni, che potrebbero farlo sembrare un volumetto da leggere velocemente in treno, questo è un libro "breve ma intenso", ricco di citazioni e con un filo logico che va strettamente seguito. Mettetevi comodi e prendetevi del tempo, lo merita.
Personalmente, credo che il problema non siano tanto la magia o il fantasy: mi permetto di dire anche la mia in risposta a Odifreddi (che ovviamente vivrà felice ignorando le mie parole). Credo che i ragazzi capiscano abbastanza facilmente che la Terra di mezzo, Narnia o Hogwarts sono delle invenzioni letterarie, che possono regalare bei momenti di svago ma sono completamente irreali. Al massimo, come sottolinea giustamente Ciardi, oggigiorno il pensiero magico si estrinseca nel momento in cui si confonde la scienza con la tecnologia, essendo la seconda quella che ti dà tutto e subito, mentre la prima prosegue adagio nel suo percorso.
Il vero problema, secondo me, nell'epoca in cui viviamo, sono quelle notizie false ma verosimili, alle quali è facilissimo credere perché non ci sono in gioco Hobbit o Maghetti, ma pseudo-dottori, pseudo-professori, pseudo-esperti che danno risposte semplici ed immediate a bisogni reali, ammantando il tutto con un'aura di pseudo-scienza.
Al posto del pensiero magico, il vero pericolo si annida nel pensiero pseudo-scientifico. E mi pare sia stato riconosciuto anche dal CICAP, quando nel 2013 cambiò il suo acronimo da Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale a Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze.
Ma qui il discorso comincia a farsi lungo e la finisco qui.
Ultima nota sul libro: il lettore non si faccia trarre in inganno. A dispetto delle sue dimensioni, che potrebbero farlo sembrare un volumetto da leggere velocemente in treno, questo è un libro "breve ma intenso", ricco di citazioni e con un filo logico che va strettamente seguito. Mettetevi comodi e prendetevi del tempo, lo merita.
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