martedì 30 giugno 2015

Recensione: Giallo Metropoli (ovvero una Milano come non te l'aspetti)

Milano.
Per una donna del Sud come me, Milano è la città fredda per antonomasia, dove tutti sono sempre impegnati, si lavora e si corre, si corre e si lavora. Mai un sorriso, mai un'emozione. Tutto perfetto, forse troppo.
E invece, ultimamente, sto scoprendo una Milano sempre più calda, sempre più viscerale e sempre più noir, e questo grazie agli autori che mi è capitato di leggere negli ultimi sei mesi.

Ho iniziato con Massimo PolidoroMilano, appena accennata sullo sfondo de "Il passato è una bestia feroce", vive quasi di vita propria ne "Il Tesoro di Leonardo". Vista con gli occhi dei due ragazzini protagonisti, Milano si rivela accogliente e ricca di enigmi e di sorprese per chi li sa cercare*, in un affascinante viaggio nei suoi luoghi meno conosciuti. 
Poi ho continuato con Alessandra Selmi e la sua "Terza (e ultima vita) di Aiace Pardon": qui c'è una Milano che fa da sfondo per un delitto da risolvere, che si snoda tra i cunicoli della Stazione Centrale e i quartieri alti, in un continuo gioco di rimandi e di ossimori.
E infine, lo spaccato di una città che non ti aspetti l'ho trovato in "Giallo Metropoli", una raccolta di 11 storie brevi alla quale hanno contribuito alcune delle più importanti firme del noir italiano. La particolarità di queste storie è che sono tutte drammaticamente vere, anche se raccontate con stile sapiente per tenere il lettore col fiato sospeso; storie che attraversano l'ultimo secolo, legate tutte dagli sconvolgenti fatti che raccontano.
Siamo agli inizi del 1900: Rosa Teruzzi racconta la storia del Ragionier Olivo, un tranquillo impiegato che, in un momento di lucidissima follia, uccide e chiude in una valigia la moglie, gettandola poi in mare, e finisce, incredibilmente, assolto.
Come in un film di Kubrick, Simone Sarasso ricostruisce invece la storia di Renato Vallanzasca, criminale e feroce assassino, ma rimasto nel cuore di troppe signore come il Bel Renè, il bandito dagli occhi di ghiaccio, quasi un eroe romantico.
Della rapina in Via Osoppo del 1958 parla Paolo Roversi nel suo racconto Sette uomini d'oro. Un colpo incredibile, la rapina più grande che sia mai stata fatta in Italia: dopo l'incredulità iniziale, subentrò nelle persone quasi una sorta di orgoglio nazionale, tanto da far titolare i giornali "La nostra città si è messa alla pari con Chicago". Roversi confessa che si è talmente appassionato alla malavita romantica del secondo dopoguerra da averci scritto due romanzi: Milano Criminale e Solo il tempo di morire. Bene, saranno tra i miei prossimi acquisti.
Un discorso a parte va fatto per Una nuvola rosa di Luca Crovi: non fatti criminali stavolta, ma tante, troppe vittime in un colpo solo, per l'incuria e l'errore umano. È quanto avvenne a Seveso, nel 1976, quando una nube (rosa) tossica di diossina fuoriuscì da una fabbrica di diserbanti chimici e investì diversi paesi dell'hinterland milanese.
La tentata rapina di un furgone porta valori in Via Imbonati viene descritta dal punto di vista di uno dei rapinatori in Due-undici a Milano, di Giovanni Zucca. Come in un film, ma senza alcun lieto fine: solo tanta adrenalina, feriti e un poliziotto rimasto ucciso sull'asfalto, nell'adempimento del suo dovere.
Come in una ballata, invece, viene delicatamente raccontata da Nicoletta Vallorani la triste storia di Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia che pagò con la vita il suo coraggio, uccisa dal padre di sua figlia e sciolta nell'acido.
Forse ancora più agghiacciante è "J", vicenda narrata con grande maestria da Alan D. Altieri: nei quartieri alti della cosiddetta Milano Bene, una mente offuscata dalle droghe e dalle allucinazioni riesce a mettere a segno un brutale omicidio e a dare il via a una catena di morte senza precedenti.
In E tu dov'eri?, tre autori quali Riccardo Besola, Andrea Ferrari e Francesco Gallone ricostruiscono gli istanti prima e dopo lo schianto di un aereo sul Pirellone, grattacielo simbolo di Milano. Racconto in bilico tra la normalità di una tranquilla giornata di sole e l'incubo del terrorismo che si fa spazio nelle menti, subito dopo l'11 settembre 2001.
La più grande rivolta carceraria del dopoguerra, guidata dal criminale della ligera (così era chiamata la mala milanese) Ezio Barbieri, è narrata da Massimo Picozzi nel suo racconto Il bandito: il pesantissimo bilancio fu di 5 morti e 37 feriti.
Massimo Polidoro, curatore di questa raccolta, ha scelto infine di raccontare Il caso Gardini, imprenditore potente e spregiudicato, simbolo dei rampanti anni '80; nel suo curriculum, la scalata della Montedison, la vincita della Louis Vuitton Cup e la fallita fusione con l'Eni. Siamo nel 1993, Mani Pulite è scoppiata da circa un anno e sta portando alla luce gli intrecci tra politica, economia e malaffare. Raul Gardini viene trovato morto nella sua camera: si è suicidato o "è stato suicidato"? Ancora oggi ci si interroga.
Il medico legale Cristina Cattaneo chiude il libro con la sua testimonianza, raccontando come ci si confronta ogni giorno col crimine e che ruolo ha Milano nell'aiuto concreto alle vittime della criminalità.
Come in tutte le raccolte, alcuni scritti sono davvero molto belli e altri meno ma, in generale, è una piacevole lettura estiva, senza troppe pretese, da godersi sotto l'ombrellone. 


*NdR: per completezza, c'è da dire che Polidoro ha scritto anche "Milano insolita e segreta", ma l'ho solo sfogliato. Non ho ancora avuto modo e tempo di leggerlo.

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