Luca Rossi, classe 1977, è un personaggio tutto particolare: conosciuti per caso su Twitter, simpatico e alla mano, mi ha parlato con grande entusiasmo de "I rami del tempo", il fantasy che ha scritto e autopubblicato e, molto gentilmente, me l'ha mandato per leggerlo.
Dopo l'esperienza della Squadra di Lancio, sono sempre più incuriosita dagli autori "social", che sviluppano e promuovono le proprie opere sul web, avendo intuito tutte le potenzialità che ha il coinvolgimento attivo del pubblico. Anche Luca Rossi è uno di questi. Ha un numero spropositato di follower su Facebook e Twitter e riesce a tenersi in contatto con tutti. Certo, ci vogliono tanta pazienza e attitudine ai rapporti umani per riuscire a farsi strada in questo modo, può essere anche un'arma che ti si ritorce contro se non la sai usare bene, ma è sicuramente un modo tutto nuovo di rapportarsi coi lettori e con la scrittura.
Ma torniamo al romanzo. All'inizio, confesso, ero un po' scettica. Ho letto in passato qualche altro libro autopubblicato e l'ho trovato una discreta ciofeca: era autopubblicato perché, mi pareva evidente, nessun editore serio avrebbe mai avuto il coraggio di pubblicarlo. E aveva ragione.
Ma ormai avevo questo ebook tra le mani e, spinta dalla curiosità, ho iniziato a leggere: in fondo, non sono certo un'appassionata, ma non ho mai disdegnato il genere fantasy. Al massimo, pensavo, leggo le prime venti pagine e poi smetto.
La prima cosa che è andata a vantaggio de "I rami del tempo" è stata la lunghezza contenuta: temevo già un tomo di 500 pagine, mentre se la cava agilmente con poco più di 150 pagine. Psicologicamente, è stato fondamentale per continuare la lettura (solo ad Alberto Angela e Massimo Polidoro posso perdonare di sforare le 300 pagine!), che infatti ho terminato nel giro di una giornata.
Seconda cosa molto positiva è lo stile: si legge proprio bene, scorre senza intoppi e affronta dei temi moderni, nonostante l'ambientazione. Anche i nomi sono abbastanza riconoscibili (nei fantasy ho sempre avuto difficoltà coi nomi dei personaggi, sembra che si chiamino tutti allo stesso modo e li confondo) e i personaggi sono ben caratterizzati, con tratti netti e sfumature psicologiche ben sviluppate.
Più classiche sono le figure della sacerdotessa o del re pazzo e dipendente dal sesso, mentre più vicini a noi sentiamo il taglialegna che soffre per la perdita forzata della moglie o la servetta che si ribella ai soprusi insieme a un apprendista mago, ma tutti hanno un grande spessore e riescono facilmente a coinvolgere il lettore nelle loro azioni. Anche la storia, tratteggiata con grande delicatezza, tra le due protagoniste Miril e Lil è decisamente particolare e sviluppata in netta contrapposizione con il fare dispotico della regina Aleia con le sue amanti.
Terzo: non è esattamente un fantasy, o meglio, non solo: ha uno stile eclettico, che pesca sì dal fantasy, ma anche dalla fantascienza - vedi i viaggi nel tempo - e dal romanzo erotico - e qui Games Of Thrones deve aver insegnato qualcosa. Insomma, una bella commistione di generi che rende la lettura piacevole e mai monotona. Di certo, un'opera originale.
Solo due piccole pecche ho riscontrato in questo libro.
Innanzi tutto, è un po' "frettoloso": sebbene io abbia molto apprezzato la mancanza di lunghe e noiose descrizioni che sono solita saltare a pie' pari, a volte passano i mesi ma il lettore non se ne accorge e i cambiamenti sono un po' troppo repentini da un capitolo all'altro. L'apprendistato di Lil, per esempio, sembra durare una manciata di giorni. Qualche passaggio in più non avrebbe guastato.
Ma la cosa che lascia di più l'amaro in bocca è la brusca interruzione. Il romanzo prende il volo, siamo a un punto cruciale e... fine! Sicuramente è stato concepito come il primo capitolo di una saga e vuole stuzzicare la curiosità del lettore - e ci riesce bene, per carità -, ma io gli avrei dato una forma più compiuta. Anche perché la storia è originale, ha una trama complessa che si sviluppa su diversi piani, sia spaziali che temporali, e la fine è un po' spiazzante. Anche qui, un taglio troppo netto. La buona notizia, però, è che ho già pronto da leggere il seguito, "L'erede della Luce", e spero che lì la storia trovi maggior compiutezza e sveli i quesiti rimasti in sospeso nel primo volume.
In conclusione, sicuramente un fantasy ben riuscito, non convenzionale e con spunti interessanti, e un autore da tenere d'occhio nel futuro.
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