mercoledì 29 giugno 2016

Recensione: Non guardare nell'abisso

Finalmente trovo il tempo di scrivere la mia recensione di "Non guardare nell'abisso", l'ultimo thriller di Massimo Polidoro
A questo libro sono davvero affezionata, l'ho un po' visto crescere mano a mano che procedeva la scrittura e ho avuto anche il privilegio di leggerlo in anteprima appena finito. 
Massimo, da prestigiatore esperto qual è, è bravissimo a creare la suspence e a tenerti sulla corda: in tanti mesi, non una parola sulla trama o sull'ambientazione; sapevo solo che il romanzo prendeva - anche abbastanza velocemente - forma. Quando, a marzo, mi ha mandato una mail senza oggetto, con allegato un generico .pdf, ci ho messo un attimo a capire che cos'era, ma poi mi sono subito buttata a capofitto nella lettura.

Non sapevo bene che cosa aspettarmi dalla seconda avventura di Bruno Jordan, forse un altro cold case o forse un caso di attualità, ma di sicuro non avrei mai pensato che Polidoro fosse andato a scomodare addirittura gli anni di piombo. È un'ambientazione storica difficile perché è un attimo fare un passo falso; come gli dissi al telefono per il primo commento a caldo: <<Mentre leggevo, ero sempre con l'ansia che stessi per scrivere una cavolata o una banalità!>>. Invece no, la trama regge bene, nonostante l'argomento spinoso, ed è originale, nonostante il periodo storico un po' "inflazionato". E non è per nulla scontato riuscire a inventare una storia nuova, ma coerentemente incastrata negli eventi.
Bruno Jordan, di nuovo quindi alle prese con il passato, stavolta si trova al centro di una cospirazione più grande di lui, impegnato a destreggiarsi tra un senatore in lizza per la Presidenza della Repubblica che non si fa problemi a "colpire basso" e una ragazza tanto bella quanto pericolosa, mentre a sua insaputa l'Italia rischia di ricadere nella spirale di violenza degli anni bui. 
Troviamo il protagonista maturato rispetto al primo romanzo, meno egoista e più empatico verso gli altri (le pagine che riguardano il suo rapporto con il padre malato sono molto toccanti), anche se rimane sempre uno scanzonato sciupafemmine. L'ironia - che non gli manca mai - e anche una buona dose di incoscienza sono i suoi caratteri distintivi, che ti fanno stare in ansia, ma che te lo rendono anche tanto simpatico.

Al di là delle singole preferenze (per gusto personale, forse mi era piaciuta di più la trama de "Il passato è una bestia feroce"), anche questa volta Massimo Polidoro si conferma un ottimo romanziere - e quello lo sapevamo - ma anche un brillante scrittore di gialli adrenalinici. La sua particolarità è quella di riuscire a calare i meccanismi propri del thriller nella realtà e nella contingenza italiana, riuscendo a rendere i suoi libri credibili ma, al tempo stesso, mozzafiato.

                                                     ...

E ora una parentesi personale: vorrei ringraziare Massimo per la belle parole che ha voluto spendere per me nei ringraziamenti del libro. Non starò qui a copiarle (le avete tutti sotto gli occhi, vero?!), ma confesso che mi hanno fatto davvero piacere. Grazie a te per le belle esperienze che mi hai permesso di vivere, prima nelle due "Squadre" e dopo nel Cicap, e per la fiducia che hai dimostrato nei miei confronti. 



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