Confesso che la cosa che subito colpisce è la bellissima copertina, molto originale e totalmente steampunk: un modo davvero azzeccato di attirare l'attenzione, soprattutto per chi apprezza il genere.
Quest'ultimo romanzo, molto canonico nello stile, è leggermente meno convenzionale nella trama: la tranquilla vita di Watson e del suo amico detective Sherlock Holmes, ormai ritirato da sei anni a vita privata nel Sussex, viene scossa dal ciclone Meredith Jowett, giovane suffragetta che vuole scagionare le sue amiche accusate dell'omicidio di un cadavere... scomparso!
Tutto ha inizio a Birmingham dove, nel corso di una manifestazione per il suffragio alle donne, scoppiano dei tafferugli. Due suffragette si rifugiano in una libreria per non essere arrestate e si ritrovano, loro malgrado, sulla scena di un crimine: il libraio, noto editore di un foglio politico contrario alle battaglie femminili, è morto. Vengono immediatamente accusate dell'omicidio, ma, appena dopo il loro arresto, il cadavere scompare. Si profila, quindi, un'indagine che ha tutti i requisiti per stuzzicare il genio di Holmes, nella quale non mancheranno colpi di scena, intrighi politici e comportamenti quantomeno discutibili della polizia, con soggetti che preferirebbero barattare la giustizia con un avanzamento di carriera.
Gli ingredienti per un bell'apocrifo ci sono tutti: d'altronde, Luca Martinelli, giornalista toscano e membro storico di Uno Studio in Holmes, è sinonimo di garanzia in questo campo. Ho letto diversi suoi racconti e romanzi, e ho trovato un perfezionamento costante, sia nello stile che nella trama gialla. I suoi apocrifi sono ormai un vero piacere.
Tutto ha inizio a Birmingham dove, nel corso di una manifestazione per il suffragio alle donne, scoppiano dei tafferugli. Due suffragette si rifugiano in una libreria per non essere arrestate e si ritrovano, loro malgrado, sulla scena di un crimine: il libraio, noto editore di un foglio politico contrario alle battaglie femminili, è morto. Vengono immediatamente accusate dell'omicidio, ma, appena dopo il loro arresto, il cadavere scompare. Si profila, quindi, un'indagine che ha tutti i requisiti per stuzzicare il genio di Holmes, nella quale non mancheranno colpi di scena, intrighi politici e comportamenti quantomeno discutibili della polizia, con soggetti che preferirebbero barattare la giustizia con un avanzamento di carriera.
Gli ingredienti per un bell'apocrifo ci sono tutti: d'altronde, Luca Martinelli, giornalista toscano e membro storico di Uno Studio in Holmes, è sinonimo di garanzia in questo campo. Ho letto diversi suoi racconti e romanzi, e ho trovato un perfezionamento costante, sia nello stile che nella trama gialla. I suoi apocrifi sono ormai un vero piacere.
A parte il perfetto immedesimarsi nel personaggio di Watson e nel suo stile (perché era il dottore che scriveva, non dimentichiamolo, e non Sir Arthur Conan Doyle, l'agente letterario!), Martinelli si distingue anche per una meticolosa ricerca storica, che nulla lascia al caso, e per l'inserimento di simpatici cammei nel testo, come l'incontro con un giovane J.J.R.Tolkien che, come si legge in nota, frequentava davvero il King Edward's School di Birmingham in quegli anni.
Prima o poi, nella sua vita, qualunque holmesiano si trova a dover elaborare il trauma del numero troppo esiguo degli scritti del dottor Watson. Allora, non potendo avere l'originale, ci si rifugia nei palliativi. A volte sono tremendi, ne ho letti alcuni che sono delle coltellate (addirittura, Watson e Holmes si davano del tu!), ma ogni tanto la buona sorte ci riserva delle belle sorprese e ci fa scoprire un romanzo come questo di Luca. E allora si fa pace col mondo, ci si ritrova sprofondati in una poltrona, davanti al camino, con un violino che suona nella stanza e una pipa di trinciato forte.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di quest'autore, consiglio, come già feci qualche tempo fa, il suo blog "Libri con Sherlock Holmes": c'è sempre da imparare a leggere le sue segnalazioni.
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