Tutti conoscono Stephen King come il padre del romanzo e del racconto d'orrore. Tutti ammirano le sue ambientazioni e la sua capacità di tenere alta la suspence, nonché la rara efficacia narrativa.
Ma pochi lo conoscono come appassionato di Sherlock Holmes.
E invece, nell'antologia "Incubi e deliri", edita da Sperling&Kupfer, troviamo un racconto, o meglio, un suo apocrifo originale dedicato proprio al celebre detective di Baker Street, pubblicato inizialmente nel volume "New Advenures of Sherlock Holmes" del 1986.
Lord Hull, cinico e bieco capofamiglia, passa le sue giornate a vessare moglie e figli e, come ultimo gesto di disprezzo nei loro confronti, decide di diseredarli. Viene trovato morto nel suo studio chiuso a chiave, il giorno dopo aver letto il nuovo testamento in cui lascia l'intero patrimonio a un ricovero per gatti; tutti i famigliari, però, sembrano avere un alibi inattaccabile.
Lo spunto decisivo per arrivare alla soluzione dell'enigma sarò trovato da un intraprendente Watson che, insieme a Holmes e Lestrade, decide però di risolvere il caso in maniera un po'... creativa.
Stupiscono leggermente, nello stile dell'apocrifo, il tono acido usato da Holmes verso il poliziotto di Scotland Yard e la scelta di usare il "tu" (forse più del traduttore che dell'autore) nei colloqui che si svolgono tra lui e Watson; per il resto, Stephen King si mantiene, molto diligentemente, nei tranquilli binari della canonicità.
Detto questo, un bel racconto da leggere e una curiosità per gli amanti del detective londinese.
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