giovedì 19 novembre 2015

Un impercettibile trucco della mente

Photo Credits xuka.tv
"Ancora oggi mi chiedo se la creazione sia nel contempo troppo bella e troppo orribile per talune anime sensibili, e se la consapevolezza di questo dualismo non offra loro altra scelta se non quella di accomiatarsi di propria spontanea volontà. Non so dare altra spiegazione che possa avvicinarsi di più alla verità e tuttavia non ho mai voluto accontentarmi di questa conclusione".

Oggi sarà in uscita in tutte le sale italiane "Mr Holmes - Il mistero del caso irrisolto", con Ian McKellen nei panni del famosissimo investigatore di Baker Street: un successo annunciato.
Ma su questo blog non è del film che voglio parlare, bensì del libro da cui è stato tratto: "Un impercettibile trucco della mente" (titolo originale "A slight thick of mind") di Mitch Cullin.

Quella che ho in mano è un'edizione Giano del 2005, tenuta molto bene, ma che ha perso quasi completamente il buon odore che doveva avere. 
Lessi questo libro più di due anni fa, tutto d'un fiato, in piena bulimia holmesiana (quella fase in cui leggevo qualunque apocrifo mi capitasse a tiro, credo di aver speso interi stipendi su amazon e siti di libri di seconda mano), ma me lo ricordo molto bene. Soprattutto mi ricordo la tristezza e la malinconia che mi lasciò addosso, tanto che non so se andrò a vedere il film. 
Come si capisce anche dalla scelta dell'attore - e già solo dal trailer si intuisce che Ian Mc Keller sarà un eccellente protagonista - Sherlock Holmes è ormai giunto alla vecchiaia. Siamo nel 1947: l'investigatore più famoso del Regno Unito si è ritirato da tempo a vivere tranquillo nel Sussex e pensa solo alle sue api e ai benefici della pappa reale e del frassino spinoso, ha una governante con un figlio ed è infastidito dalla vita mondana e dalle altre persone in generale. Più del solito.
La storia si snoda su due binari paralleli: da una parte troviamo un Holmes proiettato nel passato, che vuole terminare il suo unico racconto, "L'armonicista", e ci prova con grande difficoltà, sia fisica che mentale; dall'altra, lo troviamo alla prese con un nuovo, ultimo caso ambientato nel Giappone post atomica, un inferno di desolazione e morte.
È uno Sherlock Holmes vecchio, con problemi di memoria e che non riesce bene a mettere a fuoco alcuni particolari della sua vita passata; è uno Sherlock Holmes spento, che non freme più al pensiero di mettersi sull'usta della preda; infine, è uno Sherlock Holmes triste, che capisce che la vita passa e con essa anche l'antico vigore che lo aveva animato. Intelligente lo è sempre stato, saggio ci è dovuto diventare con il passare delle stagioni.
Al di là della trama e del mistero (o, meglio, dei misteri) da risolvere, quello che rimane dopo la lettura di questo romanzo - senz'altro un omaggio scritto con amore e devozione da Cullin - è una profonda mestizia che va avanti per tutto il tempo della lettura e che culmina con la doppia tragedia finale. 
"Nel rapido avvicinarsi del crepuscolo, non portai via nulla dal giardino, tranne quell'incolmabile lacuna, quell'assenza interiore su cui incombeva il peso di un'altra persona (...)".
Anche se profondamente diverso dallo Sherlock Holmes che conosciamo, soprattutto rispetto alle ultime versioni offerte dal cinema e dalla tv, questa personaggio soffuso e crepuscolare rivela un punto di vista diverso sulla vita del grande detective.

Non so se andrò a vedere il film. Nel frattempo, benvenuto Mr Holmes!

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