mercoledì 21 settembre 2016

Recensione: "La confraternita delle ossa"

Ed eccomi finalmente a pubblicare la mia recensione de "La confraternita della ossa" di Paolo Roversi.
Come ricorderete, l'ho letto in anteprima ad agosto, grazie al fatto che facevo parte di un gruppo ristretto, la Confraternita dei lettori appunto. 
È stato il mio primo incontro con un giovanissimo Enrico Radeschi, una simpatica canaglia imbranata che però ha "fiuto" e cerca di farsi strada a modo suo, complice anche una discreta faccia tosta e un insolito talento appena scoperto per l'informatica.
Siamo nel 2002: l'Italia ha appena abbandonato la lira per l'euro, in tv c'è Papi con Sarabanda e Altavista è il motore di ricerca per eccellenza che fa ombra a uno sconosciuto Google. 
Enrico Radeschi, ventisettenne della bassa, fresco di laurea in lettere, arriva a Milano: vive in un angusto appartamento diviso col suo coinquilino calabrese e si arrabatta in mille lavoretti - più o meno legali - per arrivare a fine mese e cercare di diventare un vero giornalista. 
Nel centro di questa Milano fredda e sfuggente, un noto avvocato viene assassinato in pieno giorno; prima di esalare l'ultimo respiro, riesce a tracciare uno strano segno col proprio sangue, un segno che rimanda a una confraternita che trae ispirazione da San Carlo Borromeo. 

Nel frattempo, una donna misteriosa attira nella sua rete dei giovani ragazzi e li uccide dopo averli sedotti. 
Sembrano due casi perfetti per MilanoNera, il blog che Radeschi ha appena aperto per farsi notare nel mondo nel giornalismo. E proprio questa voglia di farsi strada porterà il giovane reporter a incrociare Loris Sebastiani, vicequestore scorbutico e donnaiolo, e a portare avanti insieme a lui una lunga indagine che li condurrà fin nei sotterranei di una famosa chiesa milanese.

Il libro l'ho divorato in pochissimo tempo e mi è piaciuto molto: era il primo che leggevo di Paolo Roversi, il quale si è rivelato essere un ottimo scrittore di gialli con una piacevole sfumatura noir. 
Il giornalista hacker ricorda un po' Lisbeth Salander - la protagonista di "Uomini che odiano le donne" -, mentre il tema della confraternita può solleticare chi ha amato i romanzi di Dan Brown. In realtà non è nè l'uno nè l'altro: Radeschi è altro, è un personaggio nuovo, fresco direi. Immerso in un'atmosfera cupa ma non cupo egli stesso; porta una ventata di gioventù e ironia nella Milano nera di omicidi e indifferenza.

Lo stile è asciutto ed efficace, l'azione è ben studiata e cadenzata con maestrìa.
Unico neo: per un gusto estremamente personale, apprezzo poco le cospirazioni e i complotti; quindi avrei dato più risalto al caso della Mantide che a quello della Confraternita. Il primo mi sembra più verosimile, il secondo un po' meno (e infatti a me non è piaciuto nemmeno Dan Brown, per dire).

In conclusione, per me che l'ho letto in spiaggia, è stata senza dubbio un giallo piacevole che mi sento di consigliare vivamente. 

Altri titoli della saga radeschiana che ho letto:

- Delitto nella stanza chiusa
- Il delitto dell'Expo
- Il killer di Piazzale Dateo
- La marcia di Radeschi

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