lunedì 22 agosto 2016

Il delitto dell'Expo

Siamo a febbraio, con un tempo da cani: Enrico Radeschi è inviato - suo malgrado - a un party esclusivo della Milano bene, al venticiquesimo piano della Diamond Tower. Mentre è intento ad abbuffarsi per vincere la noia e l'imbarazzo di essere il peggio vestito, intorno a lui gli altri invitati stanno festeggiando la multinazionale Randal Chemical e la commessa milionaria che ha vinto per le pulizie all'Expo di Milano. Tutto è molto chic e molto ben riuscito, anche la particolare ricostruzione in ghiaccio dell'area dell'Expo, con al centro la scultura dell'albero della vita (peccato che, secondo il nostro giornalista, somigli più a un enorme fallo appuntito con una corona di spine che a un albero, ma vabbè).
Proprio al momento clou (e come ti sbagli!), un urlo interrompe la cerimonia: il numero uno della società, Enzo Marinelli, è trovato cadavere, impalato proprio al centro di quella (brutta) scultura di ghiaccio che rappresenta l’area Expo. Arriva la polizia, gli invitati sono bloccati e non possono uscire prima di essere interrogati; il vicequestore Loris Sebastiani torchia i pezzi grossi della ditta, cercando di capire a chi possa giovare la morte improvvisa del Presidente. Ma Enrico Radeschi - grazie ai suoi metodi non proprio ortodossi - riesce a scoprire gli altarini nascosti della vittima e a dare una lettura diversa dei fatti.

Il delitto dell'Expo, altro racconto di Paolo Roversi che ho letto in questi pigri giorni estivi, è l'ennesima avventura di Enrico Radeschi, il nostro giornalista hacker, un po' scapestrato e un po' geniale.
È una storia breve, una ventina di pagine, e la leggi come berresti una Corona gelata con limone in questo periodo: tutta d'un fiato!




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