lunedì 25 maggio 2015

Recensione: Il profeta del Reich

"Non importa quello che fai realmente. Ciò che conta è quello che il pubblico crede che tu faccia.."

Dopo i libri sul mentalismo di Tomatis, dopo l'autobiografia di Silvan, dopo il workshop con James Randi, "Il profeta del Reich" di Massimo Polidoro era proprio l'opera giusta da leggere, che sembra condensare, tra le sue righe, la summa di tutti questi argomenti.
La forma è quella del romanzo storico, ambientato nella Germania degli anni '30, che vede la lenta ma insesorabile ascesa di Adolf Hitler. La storia è avvincente: Erik Van Heller, prestigiatore e lettore del pensiero che muove i primi passi artistici nei circhi ambulanti, riesce piano piano a scalare il successo, tanto da diventare addirittura il "Profeta del Reich", aiutato da Franz Kukol - ex braccio destro di Houdini - e Anna - dolce ragazza senza braccia e sua assistente di scena. 

Anche se Erik è spregiudicato di natura e farebbe di tutto per diventare famoso, la connivenza con i nazisti inizia, dopo un po', a pesargli, tanto da indurlo a programmare un attentato a Hitler. "Se non potrò entrare nella storia come il più grande illusionista dopo Houdini... Vorrà dire che ci entrerò come l'illusionista che avrà salvato il mondo!" saranno le parole del protagonista mentre prepara il piano omicida.
Ispirato alla vita di Erik Jan Hanussen, sedicente mago davvero esistito e davvero disposto a tutto per la sua carriera, tanto da arrivare a ricattare i gerarchi nazisti dai quali sarà poi ucciso, il "nostro" Erik è una figura più mitigata, che a me è stata subito simpatica. Ragazzino intraprendente e mente sveglia, certo usa la gente per i suoi scopi e la raggira allegramente, ma mantiene alla fine una sua drittura morale, anche grazie alla vicinanza del suo aiutante factotum Franz Kukol, che è la voce narrante della storia. Attraverso i suoi occhi, assistiamo alla metamorfosi di Erik da giovincello un po' sbruffone, inebriato dal successo, a uomo che prende dolorosamente coscienza dei problemi a cui va incontro il suo Paese e matura la sua drastica decisione.
Belli i riferimenti alla vita circense dei primi del Novecento e molto particolareggiate le descrizioni dei freaks, che allora attraevano la curiosità morbosa della gente.
Quello che, però, mi ha divertito molto e che rende particolare questo libro è stato imparare qualcuno dei trucchi usati da Erik Van Eller come prestigiatore e come mentalista ante litteram. Alcuni, tipo le lavagnette di Houdini che ho visto riproposte proprio pochi giorni fa in tv da Silvan, li conoscevo; altri numeri mi ha fatto piacere scoprirli (come per esempio quello delle banconote, del ritrovamento degli oggetti o della lettura del pensiero). Ecco, questo è un libro non solo da leggere, ma da scoprire: un po' romanzo e un po' manuale del prestigiatore in erba, pieno di piccole rivelazioni e curiosità - come il famoso biglietto nel ciondolo che Erik scriveva tutti i giorni.
Come esordio di Polidoro nella narrativa (ma che belle che sono le dediche dei suoi libri, di questo primo romanzo in particolare!), direi che, sinceramente, non ha niente da invidiare alle sue opere "più mature".

Ps. per chi fossse interessato alle curiosità del libro, segnalo questa pagina di approfondimenti fatti dall'autore.

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